Partire. Ma dove va chi se ne vuole andare? C’è chi si sposta di qualche isolato, chi cambia città, chi cambia Paese.

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Trasferimento all’estero. Il viaggio emotivo degli expat

Trasferimento all’estero. Il viaggio emotivo degli expat

Trasferimento all’estero

Premere reset e rimodellare da zero la propria vita può non essere facile. 

Come di fronte ad ogni cambiamento il pensiero dell’ignoto scatena dentro una di noi una serie di paure, che attivano a catena preoccupazioni e domande su più fronti.

Con la scelta di trasferirsi all’estero i cambiamenti sono ancora più profondi e visibili. E non sono solo i paesaggi intorno a noi a confermarlo: sono gli odori, sono i suoni della città, è il clima.

Sono le abitudini di una nuova cultura e di un nuovo popolo che diventa, a poco a poco, sempre meno estraneo e straniero.

La scelta di trasferirsi all’estero è pensata, spesso, come una soluzione: da un punto di vista professionale, economico, ambientale o per un miglioramento della qualità di vita.

Quando si tratta di una scelta fortemente desiderata non rappresenta di certo un problema, ma al suo interno si vivono situazioni di difficoltà che possono provocare tensione, stress e che ci richiedono un grande sforzo per poterle superare.

Come in qualsiasi scelta, anche questa è costellata da emozioni che mi muovono e ci smuovono!

Proviamo a pensare al trasferimento all’estero come, contemporaneamente, processo ed evento.

In quanto processo è costituito da fasi che si susseguono, ognuna delle quali è accompagnata da sfide ed emozioni specifiche. Ad ogni fase, inoltre, ogni membro si trova ad avvertire dei bisogni emotivi che dovranno essere soddisfatti.

C’è il momento della preparazione, in cui si avverte crescere -man mano che il progetto prende forma- una spinta alla partenza accompagnata da una forza che alle volte sembra bloccare quel desiderio. Preoccupazioni che riguardano il qui ed ora, ma anche con uno sguardo rivolto al futuro relativamente le difficoltà che potrebbero presentarsi.

C’è il momento di arrivo, accompagnato da entusiasmo e grinta nel vederci, e non solo più immaginarci, nella terra desiderata.

Poi C’è il momento dell’insediamento, è la fase in cui ci si ritrova catapultati in tutto quel nuovo: è la vita di tutti i giorni, e come in ogni angolo del mondo composta da preoccupazioni, difficoltà, piaceri, decisioni, noia, rinunce, ilarità.

E’ il momento, per gli expat, di poter sperimentare pensieri malinconici e nostalgici, di scoraggiarsi di fronte ad una lingua che non si riesce a padroneggiare brillantemente, di percepire un livello di ansia di fronte ad una realtà a tratti familiare a tratti ancora estranea.

Il trasferimento all’estero è anche un evento che irrompe nel ciclo di vita non solo della persona o del nucleo familiare che decide di partire, ma anche di chi rimane nella terra di origine.

Questo comporta una ri-organizzazione delle abitudini di ogni famiglia, tanto di chi parte quanto di chi resta, e un riadattamento alla quotidianità tenendo conto del vuoto concreto ed emotivo che lascia chi parte.

Chi rimane è osservatore e partecipante passivo della scelta.

Sono le famiglie di origine, i fratelli, i parenti, le amicizie; ma può esserlo anche un partner, considerando che a partire per l’estero spesso è solo un solo membro della coppia. Sono quelle situazioni in cui troviamo famiglie che, solitamente per necessità lavorative, sono costrette a vivere a distanza per un periodo più o meno lungo.

Gestire queste relazioni emotivamente vicine ma geograficamente lontane può essere complicato, e la distanza può essere dolorosa.

La vita all’estero, a livello psicologico, è un evento che riflette il proprio vissuto identitario. Trovandosi l’individuo a definirsi sempre su due fronti: tutto ciò che appartiene al paese di origine e che la persona ha interiorizzato fino a quel momento, e ciò che gli viene proposto nella nuova terra in cui decide di vivere.

La sensazione di non essere né qui né là si traduce, spesso, in uno stato di incertezza: sentirsi tra due terre, tra due culture, tra due lingue, cercando di rimanere in equilibrio tra questi poli opposti che sembrano interferire nella vita di tutti i giorni.

Quest’ incertezza può provocare malessere, dal momento che questa condizione di “confusione” sembra coinvolgere più aree delle nostre scelte e azioni quotidiane.

Prendersi cura di questo processo ed evento è estremamente importante, per poter riconoscere e attivare le proprie risorse in un momento contornato da più fattori di stress.
Può capitare di avvertire un senso di malessere per un periodo più o meno prolungato, o anche solo invalidante in aree di vita per noi di valore: l’invito è a non trascurare questi segnali, dialoghi che la nostra mente e il nostro corpo ci suggerisce!

Se senti il bisogno di prenderti cura di un viaggio in corso, in programma o concluso, non esitare a contattarmi.

Leggi anche:

Sostegno Psicologico Studenti e lavoratori fuori Sede/Expat

Trasferimento all’estero

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Con la scelta di trasferirsi all’estero i cambiamenti sono ancora più profondi e visibili. E non sono solo i paesaggi intorno a noi a confermarlo: sono gli odori, sono i suoni della città, è il clima.

Sono le abitudini di una nuova cultura e di un nuovo popolo che diventa, a poco a poco, sempre meno estraneo e straniero.

La scelta di trasferirsi all’estero è pensata, spesso, come una soluzione: da un punto di vista professionale, economico, ambientale o per un miglioramento della qualità di vita.

Quando si tratta di una scelta fortemente desiderata non rappresenta di certo un problema, ma al suo interno si vivono situazioni di difficoltà che possono provocare tensione, stress e che ci richiedono un grande sforzo per poterle superare.

Come in qualsiasi scelta, anche questa è costellata da emozioni che mi muovono e ci smuovono!

Proviamo a pensare al trasferimento all’estero come, contemporaneamente, processo ed evento.

In quanto processo è costituito da fasi che si susseguono, ognuna delle quali è accompagnata da sfide ed emozioni specifiche. Ad ogni fase, inoltre, ogni membro si trova ad avvertire dei bisogni emotivi che dovranno essere soddisfatti.

C’è il momento della preparazione, in cui si avverte crescere -man mano che il progetto prende forma- una spinta alla partenza accompagnata da una forza che alle volte sembra bloccare quel desiderio. Preoccupazioni che riguardano il qui ed ora, ma anche con uno sguardo rivolto al futuro relativamente le difficoltà che potrebbero presentarsi.

C’è il momento di arrivo, accompagnato da entusiasmo e grinta nel vederci, e non solo più immaginarci, nella terra desiderata.

Poi C’è il momento dell’insediamento, è la fase in cui ci si ritrova catapultati in tutto quel nuovo: è la vita di tutti i giorni, e come in ogni angolo del mondo composta da preoccupazioni, difficoltà, piaceri, decisioni, noia, rinunce, ilarità.

E’ il momento, per gli expat, di poter sperimentare pensieri malinconici e nostalgici, di scoraggiarsi di fronte ad una lingua che non si riesce a padroneggiare brillantemente, di percepire un livello di ansia di fronte ad una realtà a tratti familiare a tratti ancora estranea.

Il trasferimento all’estero è anche un evento che irrompe nel ciclo di vita non solo della persona o del nucleo familiare che decide di partire, ma anche di chi rimane nella terra di origine.

Questo comporta una ri-organizzazione delle abitudini di ogni famiglia, tanto di chi parte quanto di chi resta, e un riadattamento alla quotidianità tenendo conto del vuoto concreto ed emotivo che lascia chi parte.

Chi rimane è osservatore e partecipante passivo della scelta.

Sono le famiglie di origine, i fratelli, i parenti, le amicizie; ma può esserlo anche un partner, considerando che a partire per l’estero spesso è solo un solo membro della coppia. Sono quelle situazioni in cui troviamo famiglie che, solitamente per necessità lavorative, sono costrette a vivere a distanza per un periodo più o meno lungo.

Gestire queste relazioni emotivamente vicine ma geograficamente lontane può essere complicato, e la distanza può essere dolorosa.

La vita all’estero, a livello psicologico, è un evento che riflette il proprio vissuto identitario. Trovandosi l’individuo a definirsi sempre su due fronti: tutto ciò che appartiene al paese di origine e che la persona ha interiorizzato fino a quel momento, e ciò che gli viene proposto nella nuova terra in cui decide di vivere.

La sensazione di non essere né qui né là si traduce, spesso, in uno stato di incertezza: sentirsi tra due terre, tra due culture, tra due lingue, cercando di rimanere in equilibrio tra questi poli opposti che sembrano interferire nella vita di tutti i giorni.

Quest’ incertezza può provocare malessere, dal momento che questa condizione di “confusione” sembra coinvolgere più aree delle nostre scelte e azioni quotidiane.

Prendersi cura di questo processo ed evento è estremamente importante, per poter riconoscere e attivare le proprie risorse in un momento contornato da più fattori di stress.
Può capitare di avvertire un senso di malessere per un periodo più o meno prolungato, o anche solo invalidante in aree di vita per noi di valore: l’invito è a non trascurare questi segnali, dialoghi che la nostra mente e il nostro corpo ci suggerisce!

Se senti il bisogno di prenderti cura di un viaggio in corso, in programma o concluso, non esitare a contattarmi.

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Published On: 1 Settembre 2020Tags: , ,

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