Vi siete mai chiesti che succede dopo aver terminato un percorso psicologico?
Voglio provare a lasciare qualche riflessione.
Cosa dobbiamo aspettarci? Come questo percorso potrebbe influenzarci nella vita quotidiana?
Indipendentemente dall’esperienza vissuta, dalla personale percezione del percorso fatto e dall’esito riscontrato
non si ottengono poteri speciali né ci saremo trasformati in qualcosa che non vogliamo essere.
Cosa succede alla fine?
Non é possibile dare una risposta univoca a questo quesito. Ogni persona decide di iniziare un lavoro con se stessa sulla base delle proprie motivazioni: otterrà quindi benefici e conclusioni del tutto personali. Per quanto, alcune volte, le difficoltà quotidiane possano somigliarsi (pensiamo, chi non ha mai avuto un momento di crisi nella vita di coppia?) ogni persona condurrà un proprio lavoro introspettivo e i risultati non potranno essere equiparabili alle esperienze altrui. Cercare risposte nei successi degli altri ci fa perdere di vista l’importanza della propria unicità, concetto che, al contrario, la psicologia si impegna a mettere in risalto: ogni individuo ha una propria storia e la nostra storia non è individuabile nella vita di altri.
Un elemento che accomuna chi decide di fare un lavoro personale forse c’é, indifferentemente dall’approccio usato dal professionista.
La persona avrà premuto il tasto di avvio al cambiamento.
Si troverà, forse, a poter dare risposta a quei punti interrogativi che ogni tanto ci poniamo: “se solo fossi” “se solo potessi”.
Per arrivare al cambiamento, però, è necessario un ingrediente fondamentale: l’impegno.
Un impegno che si declina nell’assunzione di una propria responsabilità, nella spinta a volersi compromettere, nella ricerca di un equilibrio tra la paura a cambiare e il coraggio di riuscirci.
Se il cambiamento spaventasse?
A chi non spaventano i cambiamenti?
La possibilità di muoverci verso strade inesplorate ci può far vivere qualche timore. Seppur sofferente, conosciamo bene la situazione in cui siamo. Ne conosciamo i suoi limiti, le sue sfaccettature, la nostra tolleranza.
Cosa c’è oltre il cambiamento?
Come potrebbe essere la mia vita oltre questa sofferenza, stanchezza, esasperazione? Avviare un cambiamento, qualsiasi esso sia, da un lato ci attrae dall’altro ci spaventa.
A spaventare, forse, non è il cambiamento in sé, ma come si cambia.
Se ci guardassimo allo specchio dopo un percorso psicologico, come ci vedremmo?
Chiaramente è da attivare lo specchio interiore per osservare l’immagine riflessa.
Il cambiamento si ottiene solo se lo si vuole: questo per dire che non sarà lo psicologo ad aver cambiato la persona che ha di fronte, né ad aver permesso che una situazione sofferente smetta di esserlo.
E’ stata la costanza, la forza a rialzarsi dopo sedute che sembrano mazzate tra capo e collo, l’assunzione del rischio di poter davvero accogliere e superare la propria difficoltà.
Non si tratta di un risultato finale.
Ovvero, l’ultima sessione concordata insieme non sarà un momento rivelatore.
I benefici che si ottengono si distribuiscono lungo un processo, vale a dire visibili e vivibili durante il percorso affrontato insieme. E soprattutto, saranno le nuove consapevolezze a cui la persona è giunta che la guideranno nella sua vita in autonomia.
Qualcosa si perde, qualcosa si guadagna
Dobbiamo fare spazio per accogliere qualcosa di nuovo, e questo è possibile se eliminiamo tutto ciò che nel momento attuale risulta ingombrante e poco funzionale.
Durante il percorso psicologico progettato insieme la persona prende pian piano consapevolezza di certi atteggiamenti, automatismi, pensieri che gli appartengono.
Il compito dello psicologo è guidare, e mai sostituire, la persona che ha di fronte nel suo percorso di ricerca di opzioni quando sembra non vedere alcuna via di uscita.
Si attua un vero e proprio allenamento delle capacità di ascolto: ascolto verso se stessi e verso gli altri. Questo ci aiuta in primo luogo a mettere a fuoco ciò che per noi ha realmente valore, al fine di riuscire, in un secondo momento, ad esprimere i propri bisogni.
Probabilmente si perdono alcune modalità con cui ci relazioniamo quotidianamente, spesso rigide e poco flessibili, oppure atteggiamenti che fino ad oggi hanno funzionato ma che sembrano incepparsi di fronte alle nuove sfide.
E’ necessario quindi mettere in discussione le proprie modalità di azione e il proprio sistema di pensieri al fine di sostituirlo con attitudini pratiche e/o mentali più adeguate al benessere della persona.
Abbiamo parlato di fine.
Se la fine di un percorso psicologico fosse invece un inizio?
Tu sei pronto a cambiare qualcosa per stare meglio? 🙂