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Imparare a dire di no per vivere meglio

“Vorrei, ma non posso”

Dire di no sembra essere una roba veramente complicata.
Quanto volte abbiamo detto, o sentito dire, “Non riesco proprio a dire di no”.
Sembra che quel rifiuto le nostre labbra proprio non possano esprimerlo.

I sì che diciamo di fronte a richieste che non vorremmo assecondare diventano sprechi di tempo e di energie. In queste occasioni utilizziamo il nostro prezioso e poco tempo libero per dedicarci, controvoglia, a qualcosa che non abbiamo deciso noi, ma la nostra incapacità di prendere la decisione che vorremmo.
Se non lo vogliamo…e lo facciamo…non lo viviamo bene.
Iniziamo ad elencare nella nostra mente, o durante uno sfogo con un qualcun altro, tutte le attività che avremmo potuto e voluto fare in quel momento. Quindi, non dire di no si trasforma in una lamentela. E ci sentiamo guidati da un senso del dovere, più che da un senso del piacere.
Ma spesso ci risulta la strada più semplice.
La strada che meno porta al conflitto con l’altro, ma che più facilmente porta al conflitto con se stessi.

Ma fermi tutti.

Un no è solo un no.

L’abitudine a dire di sì ci fa pensare al suo esatto opposto come a qualcosa di estremamente potente.
Dire di NO dà valore ai nostri SI.
A non dire di no si “perde”, anche se erroneamente pensiamo il contrario.
La gentilezza, o forse l’abitudine a renderci disponibili, a volte, ci fa mettere da parte le nostre reali priorità. Sopraggiunge, e sopraffà, il pensiero di essere…

rifiutati? maleducati? poco altruisti? poco disponibili?

Rimanendo legati a queste idee, che diventano convinzione, agiamo più per non ferire l’altro e che per un reale interesse.
Inevitabilmente ci fa piacere dimostrare disponibilità nelle relazioni che riteniamo importanti! Nelle amicizie, così come tra colleghi, in famiglia, tra amici è bello che ci siano scambi gratuiti. Sapere di poter contare sull’altra persona rafforza il legame e la stima dell’altro. In più renderci disponibili ci fa pensare che anche l’altro potrà esserlo appena saremo noi ad averne bisogno..
Ma i sentimenti verso le nostre relazioni non devono intromettersi al punto da oscurare le nostre responsabilità, anche verso noi stessi.

Come rispettare la nostra volontà senza ferire l’altro?

La magia che potrebbe aiutarci in queste situazioni si chiama GENTILEZZA.
Che succede se alla prossima richiesta che non vogliamo assecondare rispondessimo con un rifiuto-gentile?

“Vorrei, ma non posso”.

Esprimere disapprovazione con gentilezza:

  • ci permette di scavalcare quell’immagine di “poco disponibile” che un no secco potrebbe trasmettere all’altro;
  • offriamo all’altra persona l’opportunità di comprendere le motivazioni del nostro rifiuto;
  • trasmettiamo che la relazione è sorretta da una profonda onestà che ci permette di esprimerci liberamente.

Noi ci guadagniamo in qualità di vita, in quantità di tempo, in meno lamentele da condividere con chi ci sta accanto!
Potrebbe non essere facile e neppure immediato mettere in atto questo cambiamento.
Iniziamo a provarci e vediamo che effetto ci fa esprimere quest’espressione.
Come mi sento? Che reazione genera nel mio interlocutore?
Se lo riteniamo fattibile possiamo proporre un’ alternativa che anche a noi possa andare bene, così da trovare un compromesso tra il desiderio di volersi dimostrare disponibili e il rispetto per le nostre esigenze.
Una comunicazione assertiva produce sempre buoni risultati.

 

“Mi aiuteresti a terminare un lavoro prima di staccare il tuo turno?”
“Vorrei davvero tanto poterti aiutare, credimi. Ma sono stanco ed è da stamattina presto che penso al momento in cui me ne sarei andato a casa.
Quindi scusami, ma oggi proprio non posso. Se ne avrai bisogno mi potrò trattenere domani sera”.